Inquadramento contrattuale 2023, come verificare

In questo articolo proviamo ad analizzare i dubbi e le domande più comuni circa l’inquadramento di un lavoratore dipendente.

Tempo di lettura: 8 minuti

Il mio inquadramento è giusto?

È una delle domande più frequenti che arrivano al nostro studio dai dipendenti. Ma a volte sono le aziende e gli imprenditori stessi a porsi il problema. Di solito, quando è tardi e cioè c’è già un lavoratore che fa causa.
Cerchiamo allora di fare un po’ di chiarezza e capirne di più.

Cosa intendiamo per inquadramento?

L’inquadramento del lavoratore è la fotografia giuridica della sua posizione nell’organizzazione aziendale.

Coincide con la descrizione delle sue mansioni, del suo livello di anzianità lavorativa, della sua retribuzione. L’inquadramento determina i diritti ma anche i doveri del lavoratore, come ad esempio quanti giorni di preavviso dovrò dare se intendo dimettermi, o quali compiti sia obbligato a svolgere e quali no.

Decisamente, l’inquadramento lavorativo e la sua analisi è materia che rientra a pieno titolo nel diritto del lavoro e quindi nelle nostre specifiche competenze.

Quante e quali le normative di riferimento?

Quando parliamo di inquadramento lavorativo la nostra Bibbia è il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL). Il Contratto Collettivo Nazionale regola tutti gli aspetti del rapporto di lavoro, dalla assunzione fino al suo termine. Nel CCNL troviamo veramente ogni aspetto della nostra situazione lavorativa. Quindi conoscere quale CCNL è applicato in azienda è fondamentale. Pertanto quando si è in fase di colloquio prima dell’assunzione, è bene chiedere per prima cosa quale CCNL viene applicato in azienda. Questo prima ancora di verificare la retribuzione, tanto è importante.

Troveremo poi il CCNL in questione abbastanza facilmente su internet e avremo modo di verificare gli aspetti più importanti del rapporto di lavoro appena proposto. Dopodiché, potrebbe esistere anche un contratto aziendale o integrativo.

Anche in questo caso, è importante informarsi al riguardo e chiederne copia, perché difficilmente lo potremo recuperare sul web e verificare l’inquadramento. Se in azienda esiste un contratto integrativo, il rapporto di lavoro sarà regolamentato sia dal CCNL che dal contratto aziendale o integrativo. Questo bisogna saperlo.

Come capire se il mio inquadramento è corretto?

Di solito, il lavoratore in questo caso intende affrontare “solo” l’aspetto della retribuzione, ma la correttezza dell’inquadramento potrebbe incidere su molti più fattori.

In ogni caso, la prima verifica da fare è il confronto tra declaratoria contrattuale e mansioni concretamente svolte dal dipendente. Cioè bisogna cercare sul CCNL la parte in cui sono elencati i livelli di inquadramento dei lavoratori, e verificare se le mansioni che svolgiamo rientrino effettivamente in quelle previste per il livello in cui siamo stati inquadrati.

Se mansioni e declaratoria coincidono, tutto a posto. Se invece non coincidono, vediamo i controlli da farsi.

Mi pagano il giusto per le mie mansioni?

Per verificare se siamo pagati correttamente per le mansioni che svolgiamo, dobbiamo confrontare le mansioni che svolgiamo in azienda e quelle descritte nelle declaratorie del CCNL.
Se svolgiamo mansioni che sono descritte in un livello di inquadramento superiore al nostro, le c.d. mansioni superiori, siamo sotto-inquadrati. Cioè, non siamo pagati il giusto per le mansioni che svolgiamo.

Attenzione che questo ha ricadute non solo sullo stipendio mensile, ma anche su contributi e quindi sulla pensione, il TFR, tredicesima, quattordicesima e le ferie. In questo caso possiamo richiedere la correzione dell’inquadramento. Se può interessarti, in questo articolo approfondiamo nel dettaglio la tematica del demansionamento.

Ho svolto per molto tempo mansioni superiori. Ho diritto a qualcosa?

Se abbiamo svolto mansioni superiori a quelle di inquadramento per diverso tempo, potremmo aver diritto anche agli arretrati delle differenze retributive.

Talvolta si tratta di differenze maturate anche in molti anni, e dunque le cifre potrebbero anche essere rilevanti: non di rado decine di migliaia di euro.

Ma c’è un ma: la prescrizione.
La prescrizione è il tempo, trascorso il quale, non è più possibile far valere un diritto. Varia a seconda della tipologia di contratto e deve essere valutata da un tecnico competente perché non si può generalizzare.

Come farsi pagare?

Se pensiamo di essere sotto-inquadrati o di avere diritto a differenze retributive per mansioni superiori, la prima cosa da fare è rivolgersi ad un legale esperto nella materia, cioè il giuslavorista, per analizzare tutti gli aspetti della situazione. Cioè la correttezza dell’inquadramento, le eventuali mansioni superiori, la possibile prescrizione eccetera.

Puoi approfondire qui come scegliere l’avvocato esperto nel diritto del lavoro. In ogni caso l’avvocato, se ritiene che ci siano i presupposti per chiedere la correzione dell’inquadramento e/o gli arretrati per differenze retributive, scriverà all’azienda una lettera di messa in mora dalla quale si parte sempre per qualsiasi azione legale.

Perché conviene una verifica in azienda degli inquadramenti anche da parte degli imprenditori?

Di certo, anche all’imprenditore può convenire una verifica degli inquadramenti in azienda.

Questo può evitare brutte sorprese, soprattutto cause anche molto costose se il lavoratore prova lo svolgimento di mansioni superiori magari svolte per diversi anni.

In tal caso l’azienda si ritroverebbe a pagare somme anche molto elevate. Non basta essersi rivolti al commercialista o al consulente del lavoro quando si assumono dipendenti, per essere al sicuro.

Purtroppo, un errore è sempre possibile e non salva dalle cause. Non di rado, inoltre l’imprenditore chiede al consulente del lavoro di assumere “inquadrando al ribasso“, per risparmiare.

Scelta che può rivelarsi pericolosissima un domani, senza alcuna possibilità di rivalersi sul tecnico che ci ha accontentati.

Meglio far fare una verifica complessiva ad un legale esperto nel diritto del lavoro, così da poter adottare i correttivi necessari ed evitare cause o ridurne il possibile impatto sui bilanci aziendali.

Ma il part-time… mi demansiona?

La risposta è no: il part-time non demansiona. È semplicemente una riduzione dell’orario di lavoro, su base giornaliera o settimanale (così detti part time verticale e orizzontale).
Anche in part time, le mansioni restano le stesse così come la retribuzione, che verrà semplicemente solo ridotta di conseguenza in base al tempo lavorato.

L’inquadramento nel privato è lo stesso della Pubblica Amministrazione?

No. Il lavoro alle dipendenze da privati e il pubblico impiego sono due universi paralleli e distinti, che seguono regole diverse.

Nel pubblico impiego l’inquadramento è determinato dalla legge, fin dall’assunzione, cui si arriva quasi sempre per concorso.

Il rapporto non può mai essere errato dall’inizio, ma potrebbe risultare non più corretto in seguito, se si svolgono ad esempio mansioni superiori.

Mansioni però che non possono quasi mai dare diritto alla correzione dell’inquadramento, salvo casi eccezionali.

Nel privato invece l’inquadramento è scelto dal datore di lavoro, e può benissimo essere sbagliato fin dall’inizio del rapporto. In questo caso, a determinate condizioni si ha sempre diritto alla correzione dell’inquadramento e alle differenze retributive arretrate.

Come inquadrare correttamente un dipendente?

Se si è imprenditori o responsabili delle risorse umane (HR manager), è importante verificare fin dall’inizio nella declaratoria del CCNL in quale livello rientrano le mansioni che intendiamo affidare ad un futuro dipendente.

Un errore in questa fase potrebbe comportare contenziosi molto costosi in futuro!

Nella verifica si devono considerare le mansioni che il lavoratore concretamente svolgerà, e non i nomi altisonanti ma spesso poco chiari con cui quelle mansioni vengono descritte negli annunci di lavoro.

È quindi importante leggere bene le declaratorie del CCNL e capire dove si collocano i compiti che intendiamo affidare alla nuova risorsa.

Quale figura legale specifica per l’inquadramento?

L’avvocato esperto nel diritto del lavoro o giuslavorista è senz’altro il professionista giusto per verificare se un inquadramento è corretto.

Sia che l’esigenza provenga dal lavoratore, sia se è l’azienda a voler fare una verifica magari generale degli inquadramenti dei propri dipendenti.

Ricordiamo che nel caso del lavoratore è importante fare questa verifica senza aspettare troppo.

Ricordate! Le eventuali differenze economiche che potrebbero spettare si prescrivono in tempi brevi!

Dal lato lavoratore, come Studio abbiamo aiutato decine e decine di dipendenti ad ottenere la correzione dell’inquadramento e le relative differenze retributive o di livello.

Per il lavoratore è quindi il caso di verificare con tempestività. Invece, nel caso dell’azienda, la verifica ed eventuale correzione potranno evitare cause costose.

Non tutti i legali sono esperti in materia di CCNL, solo alcuni hanno aree di competenza specifica. Se vuoi saperne di più, trovi altre informazioni nel nostro articolo sulla scelta di un legale giuslavorista, e quindi esperto in Diritto del Lavoro.

Lo Studio Daneluzzi tratta di diritto del lavoro?

Certamente . L’avv. Chiara Daneluzzi è avvocato giuslavorista e tratta cause e controversie di lavoro sin dal 1999. È membro del direttivo veneto di Avvocati Giuslavoristi Italiani (AGI) dal 2022, la più rappresentativa associazione specialistica del diritto del lavoro, che la certifica come avvocato del lavoro esperto.
Grazie all’esperienza maturata in molte cause di successo, lo Studio può offrirvi sia consulenza che assistervi in giudizio e patrocina ricorsi avanti TAR e Consiglio di Statoessendo l’avv. Daneluzzi anche Cassazionista.
Potete rivolgervi con totale fiducia allo Studio nelle sedi di Treviso, Venezia e Pordenone oppure, in prima istanza, da remoto.

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