Licenziamento ingiusto, come difendersi?

Pensi di essere vittima di un licenziamento ingiusto o illegittimo? In questo articolo parliamo della fase finale di un rapporto di lavoro, prendendo in considerazione tutte le possibili situazioni ingiuste e come reagirvi.

Tempo di lettura: 8 minuti

Passo passo, nell’articolo analizzeremo anche i casi più frequenti che possono presentarsi nella pratica, e cercheremo di fornire qualche spunto utile per gestirli correttamente.

NOTA: Se invece cercavi informazioni su come tutelarti da un trasferimento ingiusto, leggi qui

Posso “licenziarmi” se non mi pagano o mi tormentano?

Questo tipo di domande ci vengono poste molto frequentemente. Non ti pagano da mesi, o ti pagano con forti ritardi oppure, il datore di lavoro ti maltratta, insultandoti ed aggredendoti? Puoi licenziarti senza rimetterci?

Partiamo col dire che in questi casi il termine corretto è dimissioni e non licenziamento.
E la risposta alla domanda è SÌ.

Quando non vengo pagato regolarmente, oppure vengo aggredito o vessato posso dimettermi

Però dovrai dare le dimissioni per giusta causa, precisando bene questo aspetto che è fondamentale.
Infatti mi permetterà di non rimetterci il preavviso – che sarà invece a carico del datore di lavoro – e di accedere alla disoccupazione.

Il licenziamento può essere parte del mobbing?

Diciamo che normalmente il mobbing ha lo scopo di far dimettere il lavoratore, e non arriva quasi mai al licenziamento.

Però può succedere che, dopo un periodo di mobbing, l’azienda irroghi un licenziamento pretestuoso, o ritorsivo, o discriminatorio. Cioè un licenziamento che a prima vista sembra regolare, e invece nasconde motivazioni o intenti illegittimi.

Questi sono però casi molto complessi, e solo uno specialista nel diritto del lavoro può tutelarti adeguatamente: un errore nell’inquadramento della situazione può farti perdere una causa fondata.

Per conoscere meglio il concetto, approfondimenti e come affrontarlo

Possono licenziarmi in malattia? Il “periodo di comporto

No. Finché sei in malattia non puoi essere licenziato.
Si chiama periodo di comporto, ed è il tempo durante il quale hai diritto a conservare il posto di lavoro se sei in malattia. Sarà il CCNL a stabilire per quanto tempo. Però attenzione che il superamento di questo periodo di tempo protetto ti rende nuovamente licenziabile.

Fate attenzione anche che il comporto può essere secco, cioè un periodo unico continuativo, o per sommatoria, cioè quando il periodo massimo si raggiunge sommando diversi periodi di malattia.

Quindi verifica sempre che periodo di comporto prevede il tuo CCNL, e attenzione a non superarlo. Questo licenziamento non sarà impugnabile, a meno che la malattia sia stata causata dall’azienda datrice.

Per sapere meglio come comportarti in questa fase…

Come tutelarsi se mi licenziano?

La prima cosa da fare è rivolgersi ad un avvocato giuslavorista, che consiglierà la strategia da seguire. Infatti potresti benissimo impugnare da te il licenziamento: ma se sbagli le motivazioni, o il taglio della lettera, avrai compromesso irrimediabilmente la possibilità di tutelarti.

Rischi insomma di rimetterci tantissimo, e di sprecare una possibilità importante. Ricorda che hai 60 giorni per impugnare il licenziamento. Quindi non perdere tempo e contatta un giuslavorista per farti consigliare cosa fare.

Come impugnare un licenziamento?

Il licenziamento si impugna sempre per iscritto, anche se la legge non prevede forme specifiche.

Certamente occorre una raccomandata A/R o una PEC o un telegramma, perché occorre la prova della ricezione. Inoltre la lettera andrà completata con luogo, data e firma.

E fin qui, tutto abbastanza facile. Invece il contenuto, cioè le ragioni per cui impugniamo, sono tutt’altra faccenda. Sbagliare ad indicarle può danneggiarti e pregiudicare definitivamente le tue ragioni e la possibilità di ottenere tutela.

Quindi attenzione al fai da te: in questo campo, può rivelarsi un grave errore, cui poi non si potrà rimediare.

Possono licenziarmi sulla base delle mie performance?

La risposta è SÌ: soprattutto se nel mio contratto ho dei target di rendimento e/o produttività.

Pensiamo ad esempio ad un impiegato commerciale, o ad un agente addetto alle vendite. Però in linea generale, la performance individuale o meglio lo scarso rendimento possono sempre giustificare un licenziamento.

Naturalmente bisognerà che le accuse dell’azienda siano fondate e verificabili, e le deve provare il datore di lavoro. Solo una analisi approfondita potrà dare una chiara e dettagliata visione d’insieme.

Possono licenziarmi se sono il più anziano assunto?

Si e no: dipende da che tipo di licenziamento stiamo considerando.

Se parliamo di licenziamenti collettivi, soggetti alla Legge n. 223/1991, potresti non essere licenziabile o, comunque, potresti essere l’ultimo ad essere licenziabile.
Dipende dai criteri definiti tra azienda e sindacati nei contratti aziendali e negli accordi di crisi.

Invece se parliamo di licenziamento individuale, ad esempio disciplinare, o per soppressione della mansione, o superamento del comporto, possono licenziarti anche se sei il lavoratore con la maggiore anzianità lavorativa.

Ci sono differenze tra aziende piccole, medie o grandi?

Qualcuna. In materia di licenziamenti, la dimensione dell’azienda, o meglio del numero dei suoi dipendenti, faceva differenza fino a qualche anno fa.

Dal Jobs Act in poi, il requisito dimensionale (si chiama così) non fa più differenza per la tutela rispetto al licenziamento, se il rapporto di lavoro è nato dopo il marzo 2015.
La dimensione dell’azienda continua invece a fare differenza per i rapporti di lavoro sorti prima del marzo 2015.
Infine, restano comunque coperti dalla tutela forte, o reintegratoria, alcuni tipi di licenziamento, ad esempio quelli verbali, quelli ritorsivi, quelli discriminatori.

E se sono assunto da una pubblica amministrazione?

Il discorso qui è estremamente complesso, e servirebbero pagine e pagine di articolo per spiegarti bene le differenze.

Ti basti sapere che, se sei un pubblico dipendente, non sei comunque al sicuro da qualsiasi licenziamento. Puoi comunque essere licenziato, anche se in linea di massima godi di tutele maggiori che nel privato.

Di fatto, godi di un periodo di comporto molto più lungo. Inoltre hai come unico vero pericolo il licenziamento disciplinare. Però è vero anche che le norme che regolano il codice di condotta del pubblico dipendente sono molto severe

Non è più vero che il dipendente pubblico non sia mai licenziabile!

Anzi, data la estrema delicatezza delle situazioni che lo riguardano e che potrebbero sfociare in un licenziamento, è bene rivolgersi al giuslavorista fin dalle prime avvisaglie di problemi. Con l’occasione ricordo che questo studio è convenzionato con il COISP di Venezia e Treviso (sindacato di Polizia), nonchè con lo SNAMI di Venezia (Sindacato dei medici).

Quali sono le tutele economiche che posso ottenere mentre attendo l’esito del procedimento/causa?

Dipende dalla tua situazione, e va analizzata velocemente caso per caso.
Intanto come prima cosa è bene fare subito domanda di NASPI, o indennità di disoccupazione, non appena si riceve la comunicazione del licenziamento.
Dopodiché in alcuni casi si può provare a chiedere la tutela urgente ed anticipatoria in tribunale, assieme alla causa di impugnazione del licenziamento.

Bisogna però valutare la singola situazione, perché non c’è una regola unica applicabile a tutti i licenziamenti. Comunque le cause di licenziamento hanno una corsia veloce.

Che tempi d’attesa ci sono? Non vorrei morire di fame…

In generale le cause per l’impugnazione dei licenziamento godono di una sorta di corsia veloce. Vengono trattate in maniera estremamente rapida dai tribunali, proprio perchè lo Stato considera prioritaria l’esigenza del lavoratore di provvedere al sostentamento proprio e della famiglia.

In ogni caso non appena ricevi la lettera di licenziamento ti consiglio di rivolgerti all’INPS per chiedere la NASPI, o disoccupazione

Ricordati che con lo SPID puoi fare anche tutto da solo, direttamente sul sito dell’INPS. Un po’ macchinoso, ma fattibile. E si recupera molto tempo!

Può difendermi chiunque? Chi devo scegliere?

Come forse avrai capito leggendo fin qui, la tutela rispetto ad un licenziamento ingiusto è complessa e delicata. È quindi il caso che se ne occupi solo un avvocato esperto nel diritto del lavoro, cioè un giuslavorista.

Desideri conoscere o verificare meglio le specificità di un professionista legale?

Ricorda che l’intervento del giuslavorista è fondamentale fin dalle primissime mosse, e non solo da quando si intende impugnare il licenziamento in tribunale.

Fai quindi attenzione: sbagliare qualche mossa nelle fasi precedenti può compromettere definitivamente le possibilità di riuscita della successiva causa.

Questo Studio tratta da decenni in maniera approfondita il diritto del lavoro, sia del pubblico impiego che nel settore privato, e l’Avv. Chiara Daneluzzi è membro dell’Associazione Giuslavoristi Italiani Veneto (A.G.I.).

Lo Studio Daneluzzi tratta di diritto del lavoro?

Certamente . L’avv. Chiara Daneluzzi è avvocato giuslavorista e tratta cause e controversie di lavoro sin dal 1999. È membro del direttivo veneto di Avvocati Giuslavoristi Italiani (AGI) dal 2022, la più rappresentativa associazione specialistica del diritto del lavoro, che la certifica come avvocato del lavoro esperto.
Grazie all’esperienza maturata in molte cause di successo, lo Studio può offrirvi sia consulenza che assistervi in giudizio e patrocina ricorsi avanti TAR e Consiglio di Statoessendo l’avv. Daneluzzi anche Cassazionista.
Potete rivolgervi con totale fiducia allo Studio nelle sedi di Treviso, Venezia e Pordenone oppure, in prima istanza, da remoto.

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